Correva svelta, incespicando nell’orlo lacero della gonna che sfiorava le caviglie, per vicoli stretti che svoltavano all’improvviso ogni pochi passi. Svelta, svelta, prima che le onde di lamiera calassero e l’occhio si chiudesse. “L’occhio del quartiere”, pensò fantasiosamente Talat.
La piaga forse, o il fiore all’occhiello. La biblioteca era il luogo più anacronistico del quartiere. Un quartiere secolare, a cui la tomba di un celebre santo e poeta musulmano di valore dava il sigillo d’autenticità storica. No, il quartiere avrebbe preferito considerare piuttosto la tomba il proprio occhio.
Asad Baba sfornò una teglia di biscotti, e il loro profumo leggero si riversò per tutta la via. Va’a-le-qum Baba. Asad Baba scosse la testa: nemmeno i biscotti appena sfornati potevano indurre Talat a fermarsi per due chiacchiere, pensò. La fiamma del forno, e la teglia di latta annerita dopo anni di lungo uso, lo facevano sentire solo… gli sarebbe piaciuto dividere con lei l’infornata serale. Per Zahir e Ali, come per tanti altri nel quartiere, Talat era “la ragazza della biblioteca”, e si assiepavano di nascosto dietro gli angoli aspettando di vederla passare.
«In fretta, in fretta, prima che la biblioteca chiuda e il mio libro si perda là dentro». Va’a-le-qum Baba, Va’a-le-qum sorella. Va’a-le-qum fratellino. Va’a-le-qum capretta. […] Talat rise.
Vishwapriya L. Iyengar, La ragazza della biblioteca;
3 commenti:
e mi viene da dire ...mandovaì!:)
Brava!
Complimenti, davvero un lavoro fantastico!
Alberto
schicchi e me lo chiedo anche io!!!!
@alberto grazie mille :-)
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